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Bollettino ADAPT 3 aprile 2023, n. 13
Dopo il salario minimo, l’Unione europea torna ad occuparsi di reddito minimo. Negli ultimi mesi, infatti, sono stati adottati tre diversi documenti su questa materia da altrettanti organismi dell’Unione europea: (1) la Raccomandazione del Consiglio del 30 gennaio 2023 relativa a un adeguato reddito minimo che garantisca l’inclusione attiva (2023/C 41/01), (2) la Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2023 relativa a un adeguato reddito minimo che garantisca l’inclusione attiva (2022/2840(RSP)) e (3) il Parere del Comitato economico e sociale europeo del 22 marzo 2023 sulla Raccomandazione sul reddito minimo adeguato.
È, allora, opportuno innanzitutto ricordare che l’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europeasancisce il diritto fondamentale «all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti» e il principio 14 del Pilastro europeo dei diritti sociali prevede che «chiunque non disponga di risorse sufficienti ha diritto a un adeguato reddito minimo che garantisca una vita dignitosa», precisando che «per chi può lavorare, il reddito minimo dovrebbe essere combinato con incentivi alla (re)integrazione nel mercato del lavoro».
In questo quadro, con il Piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali, l’Unione europea si è data l’obiettivo concreto di ridurre il numero delle persone a rischio di povertà o di esclusione sociale di almeno 15 milioni entro il 2030, rispetto al 2019, di cui almeno 5 milioni dovrebbero essere bambini.
La centralità del lavoro come più efficace tutela contro la povertà e prima garanzia di inclusione sociale è un punto fermo nell’ambito dell’Unione europea (ribadito infatti da tutti e tre i documenti sopracitati). A questo si aggiunge la convinzione che salari minimi adeguati giochino un importante ruolo nel contribuire alla lotta alla povertà e in particolare alla povertà lavorativa. Su questo profilo, mentre il Parlamento europeo si limita ad invitare gli Stati membri ad attuare rapidamente la direttiva (UE) 2022/2041 su t ale materia, il CESE argomenta maggiormente la rilevanza di salari minimi adeguati, stabiliti per legge o mediante contrattazione collettiva, come strumento per combattere la povertà, invitando anche a spronare le parti sociali a garantire salari minimi adeguati attraverso contratti collettivi.
Benché i profili appena richiamati siano fondamentali per combattere la povertà, per realizzare l’obiettivo sociale della riduzione del rischio di povertà per 15 milioni di persone e il principio 14 del Pilastro europeo dei diritti sociali è necessario che gli Stati membri adottino azioni concrete, intervenendo sui loro attuali sistemi di protezione sociale.
In questa prospettiva e come passo avanti verso l’attuazione di tale principio, si colloca la Raccomandazione del Consiglio, il cui obiettivo è, appunto, «combattere la povertà e l’esclusione sociale promuovendo un adeguato sostegno al reddito, in particolare mediante un reddito minimo, e un accesso effettivo ai servizi abilitanti ed essenziali per le persone che non dispongono di risorse sufficienti, nonché favorendo l’integrazione nel mercato del lavoro di chi può lavorare, in linea con l’approccio di inclusione attiva».
Adeguatezza del reddito minimo
Il CESE (Comitato economico e sociale europeo) evidenzia che nessuno Stato membro garantisce ad ora un sostegno al reddito adeguato al fine di prevenire il rischio di povertà, in particolare alle famiglie senza occupati, e il 20 % delle persone senza lavoro non ha diritto a ricevere alcun sostegno. Pertanto, un primo punto rilevante è la questione dell’adeguatezza del reddito minimo. Il Consiglio raccomanda agli Stati membri che il reddito minimo sia almeno equivalente a uno degli elementi seguenti: a) la soglia nazionale di rischio di povertà; b) il valore monetario dei beni e dei servizi necessari, tra cui un’alimentazione adeguata, l’alloggio, l’assistenza sanitaria e i servizi essenziali, secondo le definizioni nazionali; c) altri livelli comparabili ai livelli di cui alla lettera a) o b), stabiliti dalla legge o dalla prassi nazionale. Il Parlamento, nella sua risoluzione, invita gli Stati membri ad aumentare gradualmente il sostegno al reddito minimo a un livello almeno equivalente alla soglia di rischio di povertà.
Ancora nell’ottica dell’adeguatezza del livello del reddito minimo, viene sottolineata da tutti gli organismi qui citati la necessità di tenere in considerazione l’inflazione e l’aumento del costo della vita e verificare in modo regolare l’esigenza dell’adeguamento degli importi del reddito minimo.
Copertura e utilizzo del reddito minimo
Una importante raccomandazione rispetto alle modalità di assegnazione del reddito minimo, formulata sia dal Consiglio, sia dal Parlamento, consiste nel riconoscere il reddito minimo non su base familiare, ma ai singoli componenti della famiglia, poiché soltanto in questo modo è possibile garantire indipendenza economica in particolare ai soggetti a maggiore rischio di povertà e dipendenza, quali donne, giovani adulti e persone con disabilità.
Un problema rilevante che sembrerebbe toccare tutti gli Stati membri è, poi, costituito da una elevata percentuale di mancato utilizzo del reddito minimo da parte degli aventi diritto, stimata tra il 30 e il 50%. Su tale questione, il Consiglio, il Parlamento e il CESE sollecitano gli Stati membri alla semplificazione, all’eliminazione di eccessivi adempimenti amministrativi, alla diffusione di informazioni accessibili e di facile comprensione, ad azioni volte a combattere la stigmatizzazione dell’utilizzo dello strumento. In particolare, il CESE sottolinea anche la necessità che gli Stati membri raccolgano informazioni per comprendere i motivi del mancato utilizzo; mentre il Parlamento arriva a proporre, al fine dell’effettività dello strumento, anche azioni proattive nell’individuare i potenziali beneficiari, a notificare loro l’ammissibilità al reddito minimo e poi assisterli nella presentazione della domanda e lungo l’intero percorso.
Accesso al mercato del lavoro
Rispetto al reinserimento nel mercato del lavoro dei percettori di reddito minimo in grado di lavorare, è comune la posizione della necessità che i sistemi prevedano misure di attivazione che incentivino al ritorno al lavoro. Viene in particolare evidenziata la necessità di programmi di istruzione e formazione e di servizi di consulenza, tutoraggio o assistenza nella ricerca di un impiego. Inoltre, si ritiene fondamentale come incentivo per il ritorno al lavoro e un adeguato sostegno per l’ottenimento di una occupazione stabile e di qualità prevedere la possibilità di combinare il reddito minimo con i redditi da lavoro, con il mantenimento del diritto di ricevere il sostegno al reddito durante il lavoro di breve durata e una eliminazione graduale del sostegno al reddito.
Una Direttiva oltre la Raccomandazione?
Si deve poi osservare che il Parlamento europeo non ritiene, invero, sufficiente la Raccomandazione del Consiglio e invita, nella sua Risoluzione, la Commissione a considerare di adottare anche una direttiva sul reddito minimo adeguato, che pertanto imporrebbe l’adozione dello strumento a tutti gli Stati membri, nei termini eventualmente definiti dalla direttiva stessa, invece di lasciarlo alla sola regolamentazione degli Stati e alle raccomandazioni e inviti di Consiglio e Parlamento.
Le raccomandazioni europee in una prospettiva italiana
Ora volendo guardare all’Italia alla luce delle raccomandazioni dei diversi organismi europei, nel procedere all’annunciata sostituzione del reddito di cittadinanza con la Misura di Inclusione Attiva (MIA), il Governo e il Parlamento italiani dovrebbero tenere in adeguata considerazione la Raccomandazione del Consiglio (oltre agli inviti provenienti dal Parlamento europeo) e in particolare l’obiettivo sociale di ridurre il numero delle persone a rischio di povertà o di esclusione sociale. Rispetto alle indiscrezioni sulla nuova misura, pare che dovrebbe essere prestata attenzione alle indicazioni relative in particolare al reinserimento al lavoro e alla graduale riduzione del reddito minimo per i percettori che rientrano nel mercato del lavoro.
Silvia Spattini
Direttrice ADAPT
@SilviaSpattini