ADAPT – Scuola di alta formazione sulle relazioni industriali e di lavoro
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Bollettino ADAPT 16 ottobre 2023, n. 35
Lo scorso giovedì si è tenuta l’assemblea dei soci di ADAPT nella quale ho spiegato le ragioni delle mie dimissioni da Presidente e presentato a coloro che già non lo conoscevano Francesco Seghezzi, che con generosa disponibilità è subentrato nella carica. Non parliamo, come sapete, di un ricco incarico manageriale, ma di un impegno gratuito, tanto stimolante e ricco di relazioni, quanto pervasivo nel coinvolgimento fisico e mentale.
La riunione coi soci è stato per me un momento commuovente, nella sua usuale sobrietà. Emozionante sia per gli attestati di stima ancora una volta ricevuti da tante persone con cui da anni lavoro con soddisfazione, dalle quali ho imparato tanto, sia per il vortice di sentimenti provato in prima persona in queste settimane di trasferimento di consegne, oltre un mese dopo il confronto con i ricercatori e i dipendenti di ADAPT dove ho spiegato la necessità di un cambio nella guida della Associazione, dodici anni dopo la medesima decisione presa da Michele Tiraboschi.
Il mio primo stato d’animo è certamente la gratitudine.
Non ero allora, nel 2012, né sono ora, nel 2023, il migliore ricercatore di ADAPT, neanche il più talentuoso o creativo. Michele, con lungimiranza convinto che ADAPT dovesse dimostrare di sapere guardare oltre la lunga stagione della legge Biagi (2002-2011), mi chiese di fare il Presidente perché gli anni di Segreteria Tecnica al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al suo fianco, mi avevano abituato a confrontarmi con le parti sociali e mi avevano permesso di vedere l’altra metà della luna della ricerca accademica, ossia la dimensione delle policies, della implementazione, che, per chi si occupa di relazioni di lavoro, è componente non secondaria.
Non lo è certamente per ADAPT, nata dalla focosa progettualità di Marco Biagi proprio per occupare quello spazio troppo spesso sguarnito tra la ricerca scientifica più pura (e, sovente, autoreferente) e la professionale applicazione delle norme affidata ad avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro ed esperti di impresa, che spesso non hanno modo e tempo per fermarsi a riflettere sull’evoluzione delle norme di legge e contrattuali. ADAPT è ancora oggi un centro di ricerca applicata in grado di discutere tanto con l’Accademia, quanto con gli addetti ai lavori. Come spesso diciamo: “un modo diverso di fare università”. Questa non si compone solo di ricerca: per questo anche ADAPT, dal 2007, ha attivato una Scuola di Alta Formazione impegnata nella organizzazione di dottorati e master universitari, nonché in corsi di specializzazione a mercato. Senza la passione e l’impegno quotidiano di decine di assegnisti di ricerca, dottorandi e studenti il Bollettino del lunedì non sarebbe così ricco e le nostre proposte così vivaci.
Non avevo quindi particolari meriti per succedere all’allievo del professor Biagi, se non la sfacciataggine di accettarlo, convinto che questa sfida mi avrebbe aiutato a crescere. Guadagnare una certa spavalda docilità di fronte agli imprevisti di “carriera”, contrapposta al freddo calcolo sugli step necessari alla costruzione del proprio profilo, è un suggerimento che convintamente giro ai più giovani, pur conscio che molti maestri universitari suggeriscono il contrario: la prudenza non può essere il metro di misura della crescita formativa e professionale. L’audacia del non avere ancora trent’anni mi aiutò all’inizio del percorso; poi arrivarono anche le mani dei tanti ricercatori e amministrativi che per dodici anni mi hanno sorretto in un compito tanto avvincente, quanto gravoso e, non raramente, caotico. Diversi sono coloro che hanno lasciato ADAPT, ma che ancora ho il piacere di frequentare, anche solo per veloci confronti di lavoro e personali; molti ancora lavorano nella nostra Associazione, svolgendo un compito poco visibile all’esterno, ma essenziale per reggere il peso della straordinaria mole delle nostre attività.
In ADAPT sono diventato adulto insieme a numerosi ragazzi e ragazze che, come me, hanno varcato la soglia della Fondazione Marco Biagi nel primo decennio degli anni Duemila. Non sono mancati momenti di gioia come matrimoni (anche tra persone che si sono conosciute lavorando fianco a fianco!), battesimi e prestigiose promozioni in ambito accademico e professionale. Parimenti, abbiamo vissuto con struggimento lutti improvvisi di persone che ancora ricordiamo con affetto.
Senza il lascito formativo di quanto ho vissuto insieme a Pietro, Maria Teresa, Silvia, Matteo, Anna, Serena, Eliana, Tomaso, Laura, Maddalena, Chiara etc…, così come senza la relazione educativa con Michele, non mi sarei fatto trovare pronto ad accettare la sfida di presiedere la Fondazione Ezio Tarantelli, l’ente culturale promosso dalla CISL per occuparsi di ricerca e formazione in materia di lavoro. Come, senza troppi bilanci, aderì alla proposta fattami da ADAPT, così accolgo la richiesta del sindacato di dedicarmi alla formazione di una nuova generazione di sindacalisti, in piena continuità con il percorso vissuto tra Modena e Bergamo.
Sono davvero lieto per tutto quel che ho vissuto e non sento il bisogno di dimenticare nulla di quel che ho avuto la grazia di vivere dal 2008 ad oggi. Se così tanto ho ricevuto in un quindicennio, chissà quanto ancora mi aspetta negli anni a venire!
Da giovedì è cambiata la collocazione formale del mio impegno, ma non la mia appartenenza. Continuerò a seguire in ADAPT i temi della pedagogia del lavoro, del welfare aziendale e delle relazioni industriali come ricercatore esperto, quanto mai desideroso di restituire ai nostri dottorandi e apprendisti, per quanto nelle mie possibilità, ciò che io stesso ho ricevuto.
Queste mie righe non sono perciò scritte per introdurre un cinematografico “addio”, bensì, al contrario, per spronare i colleghi e gli amici di ADAPT a continuare a camminare senza dimenticare la passione dell’inizio, perché è la mia stessa storia, seppure breve e semplice, a dimostrare che siamo sulla buona strada.
Emmanuele Massagli
ADAPT Senior Fellow e Presidente della Fondazione Ezio Tarantelli