Giovanni Piglialarmi, Lucia Valente (lavoce.info, 22 febbraio 2022)
Non sempre si riesce ad adeguare le retribuzioni all’aumento effettivo del costo della vita. Lo strumento elaborato dalle parti sociali, l’indice Ipca, ha infatti il difetto di non registrare la dinamica dei prezzi dei beni energetici importati.
Il prezzo dell’energia importata e il costo della vita
Quando nel 2008 Cgil, Cisl e Uil decisero di presentare con un documento unitario una proposta per la riforma della struttura della contrattazione da discutere con le associazioni datoriali e con il governo, proposero di agganciare l’inflazione a criteri credibili e condivisi per una efficace politica dei redditi. E suggerirono di utilizzare un metodo di “inflazione realisticamente prevedibile” supportato da parametri ufficiali che consentisse di superare il sistema dell’inflazione programmata introdotto dal protocollo Ciampi del 1993. In quel contesto, venne suggerito di utilizzare indicatori univoci, quali il deflatore dei consumi interni o l’indice armonizzato europeo corretto con i pesi dei mutui; le stesse confederazioni sindacali proposero anche che al realizzarsi di eventuali differenziali inflazionistici si dovessero attivare meccanismi di recupero certi dell’inflazione…
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