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Bollettino ADAPT 5 giugno 2023, n. 21
La salute della popolazione dovrebbe essere uno dei principali obiettivi di ogni Stato. Un recente studio dell’IPPR (Institute for Public Policy Research), tuttavia, rileva che attualmente nel Regno Unito il livello di salute dei cittadini è in calo, con tassi crescenti di mortalità e disabilità.
Nello specifico, questo report mostra le correlazioni tra salute e prosperità: una cattiva salute, infatti, incide non solo sul benessere generale della persona e sull’aspettativa di vita, ma anche sulle prospettive di carriera e sul reddito. Inoltre, da un punto di vista macroeconomico le condizioni di salute dei cittadini si ripercuotono in maniera considerevole anche sull’economia nazionale.
La prima conseguenza di un basso livello di salute rilevata dagli studiosi britannici interessa il reddito personale. Secondo un’analisi pluriennale, iniziata prima della crisi pandemica, si è osservato come la presenza di un problema di salute fisica abbia comportato un calo dei guadagni annuali di 1800 sterline tra il 2014 e il 2019 e di 1700 sterline tra il 2020 e il 2021, mentre la malattia mentale è stata associata a un calo dei guadagni annui rispettivamente di 2200 sterline e di 1224 sterline nei due periodi presi in considerazione.
Un secondo aspetto interessante che emerge dal report dell’IPPR è la correlazione tra le condizioni di salute e la capacità di mantenere il posto di lavoro.
La principale, anche se non l’unica, causa di diminuzione del reddito personale è sicuramente la perdita del lavoro. Si osserva come un problema di salute di lunga durata abbia comportato l’aumento della probabilità di uscita dal lavoro di circa il 50% nel periodo pre-pandemico e del 53% durante la pandemia.
I problemi di salute mentale, invece, si ritiene abbiano aumentato la probabilità di uscita dal lavoro del 71% e del 112%, rispettivamente nel periodo pre-pandemico e in quello pandemico.
L’impatto è stato maggiore negli adulti in età lavorativa più anziani in entrambi i periodi e questo è sicuramente un dato da tenere in considerazione dati i cambiamenti demografici in atto in termini di denatalità e invecchiamento della popolazione in molti Stati europei.
Gli studiosi sottolineano, inoltre, come tra lavoro e salute la relazione sia bidirezionale: un’occupazione di buona qualità, infatti, ha un impatto positivo sulla salute e il benessere dei lavoratori e al contrario lavori caratterizzati da bassa autonomia, scarsa retribuzione, poca flessibilità e un inadeguato livello di sicurezza possono essere dannosi per la salute allo stesso modo in cui può esserlo la disoccupazione.
Malattie e alterazioni dello stato di salute rappresentano un costo economico elevato anche per le casse dello Stato.
Si stima che l’insorgenza di malattie a lungo termine abbia comportato per il Regno Unito una perdita di 43 miliardi di sterline nel 2021, ovvero l’equivalente di circa il 2% del PIL.
Da tenere in considerazione è anche l’impatto complessivo della malattia sul mercato del lavoro: cattive condizioni di salute sono state associate a più della metà (56%) dei 3,3 milioni di uscite dal mondo del lavoro nei cinque anni precedenti la pandemia.
Lo studio, infine, evidenzia anche come in alcune aree del Regno Unito si registrino livelli di salute peggiori: nelle Midlands e nel Galles, ad esempio, i cittadini hanno maggiori probabilità di soffrire di malattie croniche e hanno mediamente una salute mentale più precaria. Un piano nazionale per una salute migliore e più equa consentirebbe anche una distribuzione più equilibrata della ricchezza nel Paese.
L’ IPPR ritiene necessario adottare un Health and Prosperity Act, sulla scia del Climate Change Act del 2008, che si basi su tre pilastri.
In primo luogo, si ritiene necessario definire la mission. Westminster dovrebbe fissare per legge un obiettivo a lungo termine molto ambizioso, ma raggiungibile, ovvero fare del Regno Unito il Paese ad alto reddito più sano del mondo in un orizzonte temporale di 30 anni. Accanto all’obiettivo finale dovranno essere poi necessariamente stabiliti obiettivi a breve termine da verificare ogni cinque anni.
In secondo luogo, sarà fondamentale costruire le giuste istituzioni. Il modello a cui si fa riferimento è quello del Comitato per il cambiamento climatico, che è riuscito ad esercitare una forte influenza sulla politica nazionale.
Infine, il terzo pilastro del piano per il miglioramento della salute del Regno Unito consiste nella predisposizione di finanziamenti adeguati. L’ IPPR ritiene infatti necessario istituire un “Fondo per la creazione di salute” ed una “Banca di investimento per la salute” che permettano al Governo di disporre delle risorse necessarie per tutta la durata del piano e di poter collaborare più agilmente anche con il settore privato.
Il report in oggetto offre interessanti spunti di riflessione sul tema della salute, questione che interessa invero ogni Paese. Concepire la salute e anche il benessere, fisico e mentale, non più come un problema del singolo ma come un obiettivo nazionale è di fondamentale importanza. La proposta di un approccio così deciso e strutturato evidenzia una reale presa di coscienza rispetto alla gravità e all’urgenza del problema e sarà auspicabilmente d’esempio per la predisposizione di piani d’azione per il miglioramento delle condizioni di Salute anche in altri Stati.
ADAPT Junior Fellow