Sbloccati i fondi per i caregivers familiari: verso un sistema di assistenza su scala regionale e locale

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Bollettino ADAPT 8 febbraio 2021, n. 5

 

Lo scorso 22 gennaio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto 27 ottobre 2020, volto a definire i criteri di utilizzo delle risorse del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare per il triennio 2018-2020. Introdotto nel nostro ordinamento dall’art. 1, comma 254, della legge n. 205/2017 (Legge di Bilancio 2018) con l’obiettivo di finanziare interventi per il riconoscimento della cura informale e non professionale, tale fondo era rimasto fino ad oggi bloccato (per un approfondimento più dettagliato su quanto abbia previsto la Legge di Bilancio 2018 in materia di caregiving familiare si veda in particolare (I. Tagliabue, Riconoscere e costruire un mercato professionale per le attività di cura e assistenza dei malati in Bollettino ADAPT n. 35/2018).

 

Secondo le previsioni dell’art. 1, l’obiettivo del decreto in esame è quello di individuare concretamente le modalità di gestione e distribuzione dei fondi destinati ai caregiver familiari, pari a circa 44 milioni di euro per il biennio 2018-2019, a cui vanno a sommarsi gli oltre 23 milioni previsti per l’anno 2020. Nel dettaglio, è previsto che le risorse vengano destinate alle regioni, chiamate poi a ridistribuirle dando priorità in particolare a due categorie di soggetti: i caregiver di persone con disabilità gravissima, così come definita dall’art. 3 del decreto 26 settembre 2016 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, seguiti dai caregiver di coloro che non abbiano avuto accesso alle strutture residenziali a causa delle disposizioni normative emergenziali. Da ultimo, è concesso che tali somme siano destinate a programmi di accompagnamento, finalizzati alla deistituzionalizzazione e al ricongiungimento del caregiver familiare con la persona assistita.

 

I criteri utilizzati per la ripartizione delle somme saranno i medesimi utilizzati per il Fondo per le non autosufficienze, con l’ulteriore possibilità per le regioni stesse di cofinanziare i descritti interventi, anche attraverso la valorizzazione delle risorse umane, di beni e di servizi a loro disposizione.

 

Per quanto riguarda, poi, le modalità di accesso al fondo, è stabilito che ciascuna regione debba inviare, entro sessanta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto, gli indirizzi integrati di programmazione degli interventi,  nel rispetto dei modelli organizzativi regionali e di confronto con le autonomie locali, prevedendo anche il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza delle persone con disabilità.

A seguito della trasmissione della richiesta da parte delle regioni, accompagnata da una scheda concernente il piano di massima delle attività e comprensiva di un cronoprogramma di attuazione e dei relativi costi, il Dipartimento per le politiche della famiglia del Consiglio dei Ministri provvederà, entro quarantacinque giorni, a trasferire le risorse stanziate.

Secondo quanto previsto dal decreto, sarà poi onere delle regioni procedere alla ripartizione delle somme ricevute ai singoli ambiti territoriali, sulla base delle diverse esigenze e in funzione di quanto previsto dalla richiesta depositata.

 

Il decreto appena pubblicato sembra quindi virare con forza verso la promozione di modelli volti all’incentivo della diffusione di azioni in supporto al caregiving familiare, su scala regionale e soprattutto locale. È quindi al momento interamente demandato alle regioni l’onere di elaborare progetti dedicati al riconoscimento del valore sociale ed economico delle attività di cura informali e non professionali, mentre il disegno di legge n. 1461-2019 sul riconoscimento proprio dei caregiver familiari, presentato ormai più di un anno fa (e di cui avevamo ampiamente parlato nel Bollettino speciale ADAPT n. 1/2020) è ancora attualmente fermo.

 

La scelta di promozione di progetti in sostegno al caregiving familiare su scala regionale, con l’obiettivo di una rimodulazione basata sulle singole e diverse esigenze della popolazione, potrebbe rivelarsi un’idea vincente, derivante dalla presa di coscienza che la non autosufficienza debba essere gestita attraverso una sinergia pubblico – privato realizzabile principalmente a livello locale. Tuttavia, al fine di poter esprimere un’opinione definitiva riguardo la bontà delle descritte previsioni, sarà necessario attendere la presentazione dei diversi progetti e il concreto stanziamento dei fondi da parte dello Stato. Solo in seguito all’avvio effettivo delle iniziative a livello regionale e locale, infatti, sarà possibile valutare se si stia effettivamente procedendo nella direzione giusta, verso un virtuoso e funzionale modello di sostegno nei confronti dei caregiver familiari.

 

Irene Tagliabue

Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro

Università degli Studi di Bergamo

@TagliabueIrene

 

Sbloccati i fondi per i caregivers familiari: verso un sistema di assistenza su scala regionale e locale