Il professor Klaus Schwab – fondatore e presidente esecutivo del World economic forum che organizza ogni anno il summit di Davos ed è protagonista del dibattito politico-economico internazionale da oltre 40 anni – mi presenta, in una sala riservata del Park Hyatt di Milano, a due passi dalla Galleria, l’edizione italiana, con prefazione di John Elkann, del suo ultimo libro su La quarta rivoluzione industriale. Il testo, edito in Italia da Franco Angeli, spiega perché la quarta rivoluzione sarà un fenomeno così «dirompente». Un libro che, secondo Rafael Reif, presidente del Massachusetts institute of technology, «offre una quadro di riferimento per pensare a una tecnologia che sappia modellare una società in linea con i più profondi valori umani».
Cosa significa la quarta rivoluzione industriale per la manifattura mondiale e in particolare per quella italiana, la seconda in Europa?
Penso che il pericolo sia vedere la forza della quarta rivoluzione industriale solo come una nuova formulazione di come fare meglio quello che facciamo ora. Questa sarebbe un errore interpretativo perché invece è un’evoluzione dirompente che significa che tu non devi solo migliorare usando le nuove tecnologie come la digitalizzazione, ma devi riflettere su come questa evoluzione impatti sul modello di business. E così i business model di molte industrie saranno completamente rivoluzionati.
Come sta cambiando nel mondo la catena del valore?
La catena della creazione del valore sta cambiando a causa principalmente di due fattori: il primo è la stampa in 3D che per i consumatori crea un panorama completamente nuovo e il secondo fattore è la robotizzazione della produzione che spingerà le imprese che hanno delocalizzato in Paesi a basso costo di produzione a rimpatriare queste produzioni e a reintegrarle nelle industrie locali.
Cosa deve fare il governo italiano per promuovere le nuove professionalità della quarta rivoluzione industriale a scuola?
Serve una visione d’assieme del problema. Ci vuole una forte cooperazione tra pubblico e privato perché dobbiamo muoverci in fretta per preparare le professionalità di domani…
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