Sabato 3 maggio una “bomba d’acqua” ha colpito violentemente la città di Senigallia allagando gran parte del territorio della rinomata cittadina turistica marchigiana.
Ancora una volta, purtroppo, la popolazione non è stata avvisata tempestivamente dell’arrivo del fenomeno calamitoso. Così 10.000 abitanti, su una popolazione di 45.000 cittadini circa, si sono ritrovati con abitazioni e attività completamente sommersi da un metro e mezzo d’acqua (in alcune zone l’acqua ha raggiunto i due metri e mezzo di altezza).
«Evento calamitoso di eccezionale portata verificatosi con modalità imprevedibili ed anomale rispetto al passato» ha affermato il sindaco Mangialardi descrivendo la vera e propria onda anomala del fiume Misa che ha scavalcato ed eroso gli argini all’altezza dell’area artigianale di Senigallia (Borgo Bicchia) travolgendo in tempi rapidi molti quartieri della cittadina. Non un fiume che esonda continuando a seguire il suo alveo, ma piuttosto un fiume che fuoriuscendo dagli argini cambia letteralmente rotta alimentando un nuovo fiume e disegnando un nuovo alveo all’interno delle vie cittadine.
Immediatamente dopo la fuoriuscita del Fiume Misa si sono interrotte tutte le possibilità di comunicazione, visto che è saltata l’energia elettrica, le linee di telefonia fissa e la maggior parte di quelle di telefonia mobile. Un blocco di circa 34 ore. Un black out inaccettabile che ha reso inevitabilmente più gravoso il coordinamento delle informazioni necessarie per la gestione dell’emergenza. Le prime operazioni di soccorso sono state rivolte a salvare le vite umane (ci sono state solo 2 vittime) in pericolo e a mettere in salvo gli studenti rimasti negli Istituti scolastici.
La “bomba d’acqua” ha colpito le Vallate del Misa e del Nevola, in particolare il territorio di Senigallia, anche se i danni sono rilevabili nell’intera Regione Marche. Le aziende agricole sono quindi state fortemente danneggiate dall’alluvione, soprattutto quelle che producono ortaggi (fragole, insalata, bietole, ecc.), che hanno visto invadere le proprie serre e i propri campi da acqua e fango, in quanto siti lungo le zone pianeggianti a ridosso dei fiumi e delle strade principali, con conseguente perdita anche della gran parte degli animali di bassa corte (piccoli allevamenti).
Si contano danni per oltre 100 milioni di Euro, ma la stima è ancora provvisoria.
Una forte battuta d’arresto, dunque, per la cittadina marchigiana, che si distingue per vocazione e orientamento turistico.
Il sistema economico-produttivo senigalliese ha infatti registrato, negli ultimi decenni, una forte riduzione della pesca e dell’agricoltura, che hanno ormai un ruolo subalterno rispetto all’industria, formata da un elevato numero di imprese alimentari, dell’abbigliamento, del mobile, della pietra e della lavorazione dei metalli. Il PIL della città è però determinato soprattutto dal terziario, che annovera un apparato ricettivo molto sviluppato, una fitta rete di distribuzione e un ampio ventaglio di servizi privati qualificati. Senigallia si pregia di essere definita la “spiaggia di velluto” per le sue ampie spiagge di sabbia morbida e dorata, molto attrezzate e servite, che accolgono un turismo prevalentemente familiare e della terza età.
Per evitare una pericolosissima frenata dell’economia senigalliese, visto l’approssimarsi della stagione estiva, si rende necessario correre contro il tempo per ripristinare la normalità. Caso particolarmente grave è quello inerente le strutture ricettive, messe letteralmente in ginocchio dall’alluvione. Una sessantina le strutture colpite, di cui circa la metà molto duramente e sette tra alberghi e pensioni che rischiano di chiudere.
I danni dell’alluvione rischiano peraltro di aggravare una situazione economica ed occupazionale già in grande difficoltà per diversi motivi: il prolungarsi della crisi, il rallentamento dell’economia, il peggioramento della situazione finanziaria e un accesso al credito che rimane sempre complicato.
L’aggravio delle difficoltà economiche andrà a compromettere soprattutto le piccole imprese e l’artigianato che hanno meno accesso ai mercati esteri e che quindi risentono più delle medie e grandi aziende del calo dei consumi interni (il saldo di natalità-mortalità delle imprese rimane fortemente negativo già da diversi anni).
Certo va detto che il sistema economico senigalliese ha retto meglio la crisi occupazionale, rispetto ai territori limitrofi, grazie alla capacità di fare turismo di qualità.
La brevità della stagione turistica non permette, però, sul piano occupazionale e reddituale, la perdita di quei tre o quattro mesi di intenso lavoro che, per fortuna, sono stati fino ad oggi per l’ecosistema senigalliese un apporto costante ed altamente contributivo.
Ancora una volta, per dirla alla Monicelli, abbiamo scoperto che “…italiani brava gente…”.
La macchina degli aiuti pubblici, privati ed autogestiti si è dimostrata al di sopra delle migliori aspettative. Si sta lavorando insieme con generosità ed operosità per riportare la città alla sua normalità.
Siamo confidenti che nulla del palinsesto estivo senigalliese venga modificato o cancellato a causa di un acquazzone improvviso. Vi aspettiamo tutti al Summer Jamboree, il festival internazionale di musica e cultura dell’America anni ‘40 e ‘50 che si terrà nel prossimo mese di agosto e che richiama a Senigallia oltre 200.000 persone attirate dai suoni, colori, mare, spiaggia, swing e Rock & Roll.
Giuliano Calza
Direttore generale ISTAO