Industry 4.0 e sharing economy sono facce della stessa medaglia, non due mondi separati. Ancora poco se ne parla e quei pochi che lo fanno spesso rimangono in superficie, come se si trattasse di fenomeni distinti della modernità, senza tuttavia cogliere che sarà proprio la loro combinazione a dare luogo ai più importanti e radicali cambiamenti nel mercato del lavoro che conosceremo nei prossimi cinque anni.
Sono diversi i segnali che indicano come queste due innovazioni si muovano in parallelo e, anzi possono essere complementari e richiamarsi a vicenda. Tutto si gioca sugli effetti distruptive della sharing economy, prendiamo in particolare il caso dei trasporti. È di pochi giorni fa una stima degli effetti della diffusione del car-sharing sul mercato dell’auto. Utilizzare un bene, in questo caso un automobile, mediante la registrazione su una piattaforma, piuttosto che acquistarlo e possederlo, è una delle forme che la cosiddetta for profit sharing economy può prendere, con molteplici sconvolgimenti nel mercato del lavoro.
Il report stima che nei prossimi 5 anni a causa della sua diffusione il numero di auto vendute diminuirà di 550 mila unità tra Nord America, Asia e Europa. Un calo della domanda che non potrà che portare a un calo di profitti e a conseguenze gravi sull’occupazione del settore, già martoriato dalla crisi e in difficile ripresa, oltre che sottoposto a una grande competitività tra lavoratori dal punto di vista internazionale.
L’utopia che la sharing economy sia un fenomeno confinato al mercato dei servizi e ai suoi occupati si scontra con la dura realtà che spesso questi stessi servizi si sostituiscono all’acquisto di beni, impattando sulla domanda manifatturiera. Tutto questo impone di spostare lo sguardo sul settore manifatturiero e sui possibili risultati che l’introduzione di Industry 4.0 può portare. Si stima che l’innovazione tecnologica verso sistemi produttivi automatizzati e intelligenti può portare a un calo dei costi di produzione, di mantenimento della qualità, di logistica e a decine di miliardi di dollari guadagnati grazie all’aumento della produttività. Ed è proprio su questo indicatore che si gioca la sopravvivenza della produzione di auto. Se diminuisce la domanda una delle modalità di restare sul mercato, oltre al taglio dei costi, è l’aumento della produttività ed è questo il legame tra la sharing economy e l’Industry 4.0. La diffusione dell’economia della condivisione impone un netto ripensamento del sistema manifatturiero e tutto ciò potrà avere un enorme impatto sull’occupazione e sull’organizzazione del lavoro. In primo luogo grazie ad una iniziale perdita di posti di lavoro, soprattutto delle figure di medio-basso livello, sostituite dall’automazione. Ma, in secondo luogo, con la necessità di una riqualificazione ed un investimento in capitale umano che, in Industry 4.0, deve indispensabilmente accompagnarsi a quello in capitale fisso. La produttività infatti non è data unicamente dall’automazione e da nuovi macchinari, ma dalla presenza di quelle figure specializzate che, oltre a garantirne il funzionamento, sono alla base di quelle dinamiche di personalizzazione dei prodotti e di incontro con le volontà dei consumatori che sole potranno far sì che chi oggi può evitare di comprare una automobile possa pensare di farlo. Per far questo occorre aprire i cancelli delle fabbriche ai ricercatori, spesso chiusi nelle cupe stante delle università e condannati a progetti sterili.
Ci troviamo quindi di fronte ad un possibile effetto domino, che parte dai servizi e, attraverso la necessità di innovare la produzione dei beni, porta a cambiare il lavoro nella manifattura. Uno scenario che può essere preoccupante, ma anche molto affascinante e stimolante. Accompagnare il cambiamento e non tentare utopicamente di fermarlo, o peggio negarlo, è la miglior risposta che un legislatore, le parti sociali e tutti gli attori interessati possano fare.
Responsabile comunicazione e relazioni esterne di ADAPT
Direttore ADAPT University Press
@francescoseghez
* Pubblicato anche in Il Foglio, 10 marzo 2016 con il titolo Una risposta di mercato ai rivolgimenti originati dalla sharing economy.