Il Congresso della Cgil è finito. C’è stato un confronto trasparente fra sensibilità diverse e poi si è arrivati, fortunosamente, a una sintesi unitaria tra le sue componenti interne (quella più radicale e quella più riformista). Ora si deve voltare pagina e lavorare (tutti) per un rafforzamento strategico della Cgil e un suo rinnovamento organizzativo, contro un diffuso desiderio di continuismo: un continuismo di contenuti e ruoli personali che non aiuta il rinnovamento. Bisogna invece essere all’altezza delle sfide che arrivano dall’economia, dalla politica, dalla società, dal lavoro. Il Paese ha bisogno di una Cgil in grado di confrontarsi con le tante innovazioni in atto avendo un’idea forte di come si governano i cambiamenti per rilanciare l’economia, ridurre le diseguaglianze sociali e difendere i diritti delle persone e del lavoro. In poche parole, è necessario e giusto che, qualsiasi posizione ciascuno abbia avuto nel congresso, ora si aiuti il nuovo Segretario Generale a governare e orientare una macchina grande e complessa (come la Cgil) in un mare sempre più ignoto e turbolento…
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