La legge sullo smart working approvata a maggio 2017 dal Parlamento è stata accolta con ampi favori e ha chiamato in pista anche le aziende che hanno preferito attendere una cornice legislativa. Occorre riconoscere subito che finora, a distanza di oltre sette mesi dall’introduzione della legge, non si segnalano particolari scossoni o diatribe. E infatti il giudizio positivo degli esperti, delle aziende e dei sindacati sulla maggiore flessibilità spazio-temporale è stato unanime. Ma gli aspetti regolati dalla normativa sono tanti ed è per questo motivo che sarà importante seguirne l’implementazione. «I contenuti necessari degli accordi, dall’esercizio del potere direttivo al diritto alla disconnessione, non sono semplici da disciplinare senza una consulenza specialistica», spiega Emanuele Dagnino, ricercatore di diritto del lavoro di Adapt. Tra gli elementi che meritano attenzione rientra innanzitutto il confine tra smart working e telelavoro, regolati da normative differenti: «Non possiamo escludere a priori che si possano creare delle sovrapposizioni», avverte l’esperto dell’associazione fondata da Marco Biagi, che mette in fila anche gli aspetti specifici. A partire dagli orari lavorativi: «Rispetto al telelavoro, che in virtù di una gestione più autonoma ha derogato ad alcune discipline, lo smart working introduce disposizioni meno flessibili…
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