The Future of EOSH/11 – Il futuro della salute e sicurezza nel lavoro: la strategia europea per il 2021-2027

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Bollettino ADAPT 5 luglio 2021, n. 26

 

Cambiamento, prevenzione e preparazione. Sono queste le parole chiave del Quadro strategico in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027 adottato dalla Commissione Europea e divulgato lunedì 28 giugno 2021.

 

La sfida posta dalla Commissione UE prevede infatti tre obiettivi trasversali.

 

Anticipare e gestire il cambiamento nel mondo del lavoro. Come è ormai noto, a causa delle trasformazioni digitali, delle transizioni green e dei mutamenti demografici, il mondo del lavoro sta mutando a passo spedito. Nell’ambito di quella che viene definita IV Rivoluzione Industriale, assistiamo all’evoluzione del concetto di luogo di lavoro, sempre più spesso fuori dalle mura aziendali e lontano dal diretto controllo del datore di lavoro, che impone un ripensamento dell’impianto della normativa prevenzionistica basata su un concetto di organizzazione materiale e statico. Non solo. Un ruolo cruciale sembra assumerlo il lavoro su piattaforma o, ancora, il lavoro da remoto che, a causa dell’incremento subito con la diffusione del Covid-19, richiede una attenta riflessione sui nuovi rischi per la persona che lavora  come l’aumento dei rischi psicosociali (a causa della perdita di una netta separazione fra vita privata e lavorativa, dell’iperconnessione, della mancanza di interazioni sociali, dell’isolamento, etc.), dei rischi ergonomici (a causa di postazioni di lavoro improvvisate e sempre meno idonee) e dell’esposizione a radiazioni ottiche e campi elettromagnetici (sempre più rilevanti a causa delle nuove tecnologie).

 

In secondo luogo, la Commissione UE pone l’attenzione sul miglioramento della prevenzione di malattie professionali e infortuni sul lavoro. Dalla dimensione di genere, alle malattie tumorali e circolatorie. Viene affrontato altresì il tema dei disturbi muscolo-scheletrici (DMS) ricordando che possono essere legati sia a fattori fisici che a fattori psicosociali, organizzativi e individuali, sottolineando che, in alcuni casi più gravi, possono portare anche a disabilità e a disturbi mentali. In questo senso, la strategia UE 2021-2027, oltre a voler fornire informazioni specifiche alle PMI, persegue anche l’obiettivo di affrontare (e prevenire) attivamente i rischi nei singoli settori, con particolare attenzione a quello sanitario e assistenziale che, anche da ultimo con la pandemia da Covid-19, è stato duramente colpito.

 

A tal proposito, infatti, un ruolo centrale è riservato non solo agli Stati Membri (che sono chiamati ad aggiornare i propri quadri giuridici nazionali tenendo in considerazioni i temi richiamati e a monitorare in particolare i dati sui rischi psicosociali in tutti i settori) ma anche alla contrattazione collettiva che, come abbiamo visto nel periodo emergenziale, assume sempre più spesso un ruolo strategico nella gestione della salute e della sicurezza sul lavoro. In questa prospettiva, dunque, le parti sociali sono invitate ad aggiornare gli accordi esistenti al livello intersettoriale e settoriale con riferimento ai rischi psicosociali e ai rischi ergonomici (che emergono e mutano a fronte dei nuovi ambienti di lavoro) entro il 2023, nonché a trovare soluzioni per affrontare le sfide poste dal lavoro da remoto, dalla digitalizzazione e dal diritto alla disconnessione.

 

Infine, il terzo obiettivo riguarda la necessità di una migliore preparazione al fine di anticipare eventuali future crisi sanitarie e minacce pandemiche. L’esperienza del Covid-19 ci ha insegnato l’importanza di condividere, adottare e attuare concretamente procedure di emergenza e protocolli di sicurezza a presidio degli specifici luoghi di lavoro e delle relative peculiarità organizzative, anche in collaborazione con le autorità sanitarie, invitando gli Stati Membri ad elaborare meccanismi di coordinamento tra la sanità pubblica e gli attori per la sicurezza dei sistemi aziendali entro il 2023. È in questo senso, dunque, che rileva e viene valorizzata la stretta connessione tra salute occupazionale e salute (sanità) pubblica nonché le relative sinergie che dovrebbero svilupparsi al fine di una migliore gestione della salute (e sicurezza) della persona che lavora sempre più spesso in luoghi non tradizionalmente deputati allo svolgimento del lavoro.

 

In un mondo del lavoro iperconnesso, in cui sempre più spesso si confondono gli ambienti interni (di lavoro) con gli ambienti esterni e in cui viene meno la distinzione fra la sfera privata e la sfera professionale, anche i rischi connessi al lavoro non trovano più un confine nel perimetro delle mura aziendali ma tendono a sovrapporsi con la dimensione privata (e personale) della persona mettendo in crisi non solo il sistema prevenzionistico ma anche quello sociale e assicurativo. In questa prospettiva sembra cambiare anche il concetto di “comunità di rischio” in quanto la distinzione tra “lavoratori” e “cittadini” e di conseguenza tra “salute sul lavoro” e “salute pubblica” rischia di divenire anch’essa evanescente.

 

Le sfide aperte con la nuova strategia europea sono molteplici e implicano anche un ripensamento del nostro modo di fare ricerca su questi temi in modo da fornire proposte e contributi concreti alla costruzione di condizioni di lavoro in sicurezza e in linea con le nuove problematiche per la salute dei lavoratori. Da questo punto di vista segnaliamo, in conclusione di questa breve nota, gli spunti offerti dalla ricerca su Il Testo Unico di salute e sicurezza sul lavoro e la tutela assicurativa alla prova della IV rivoluzione industriale realizzata dal Centro studi DEAL dell’Università di Modena e Reggio Emilia insieme a Fondazione ADAPT, con il co-finanziamento di INAIL che aprono la strada, anche in Italia, a innovativi percorsi di ricerca in linea con le sollecitazioni delle istituzioni comunitarie.

 

Giada Benincasa

Assegnista presso il Dipartimento di Economia Marco Biagi

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

@BenincasaGiada

 

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