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Tirocini: ora è la volta di quelli curriculari

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Bollettino ADAPT 11 aprile 2022, n. 14
 
Prosegue l’ottusa opera di attrazione dei tirocini dentro gli schemi del lavoro produttivo e del sottosalario. Ne parlava in termini critici già Francesco Carnelutti (“Infortuni sul lavoro – Studi”, Roma, 1913, pp. 97-98). Distratti dai dubbi sulla sorte degli stage extracurriculari, dopo la legge di bilancio 2022, è passata sotto silenzio la dichiarazione del Ministro del lavoro Andrea Orlando che, in audizione al Senato, ha annunciato l’idea di un “rimborso spese” anche per i tirocini curriculari.
 
Le misure annunciate dovranno trovare il consenso (non scontato) delle Regioni. Ma vale la pena sottolineare come, tra le righe della audizione, già si intraveda una operazione di politica legislativa di sconcertante retroguardia: restringere l’accesso ai tirocini extracurriculari da parte dei neo-laureati per spingere sui tirocini curriculari, quelli svolti durante i percorsi universitari e scolastici. Operazione teoricamente corretta se non fosse che i tirocini curriculari, da quanto si legge nelle parole del Ministro, cambierebbero radicalmente pelle con l’introduzione dell’obbligo del rimborso spese che vale oggi solo per quelli extracurriculari. Una pietra tombale sulla “forma pura e propria dei tirocini”, direbbe Francesco Carnelutti.
 
Tre grandi riforme (dalla legge Treu alla Fornero e in mezzo il tentativo, fallito, di riordino dei tirocini contenuto nell’art. 11 del dl 138/2011 e nel TU sull’apprendistato dello stesso anno), diverse linee guida nazionali e un universo del tutto inesplorato di leggi regionali (da segnalare il meritevole lavoro di T. Galeotto, Il tirocinio e le sue molteplici articolazioni nell’incrocio tra definizioni nazionali e regolazioni regionali, Materiali di discussione n. 4/2022), e mai un intervento sul vero punto critico: la verifica / certificazione degli esiti dei singoli percorsi formativi di cui nessuno si occupa.
 
Nessuna autocritica sugli effetti nefasti di “Garanzia giovani” che ha legalizzato gli abusi, come dimostrano i contenuti degli annunci pubblicati sui portali pubblici nazionale e regionali, nella indifferenza generale e nella assenza totale di controlli di qualsivoglia natura. Nessuna autocritica in merito alla abrogazione delle previsioni della legislative della “legge Biagi” sui contratti di inserimento, che sono un tassello mancante nel quadro delle tipologie contrattuali ammesse dall’ordinamento, salvo dire, come ha fatto il Ministro Orlando, che i tirocini non sono un contratto di inserimento.
 
Progetti di riforma improvvisati senza nessuna preliminare e attendibile verifica di impatto delle misure prospettate. La conferma che, ancora una volta, tutto è destinato a cambiare affinché nulla cambi.
 
I giovani ma anche le imprese, sempre più in difficoltà nella attrazione e gestione dei talenti, ringraziano. Nessuna lezione imparata dai fallimenti del passato, Riforma Fornero in primis. Una sola certezza e cioè che, a fronte delle pie illusioni della politica e in assenza di un franco e onesto dibattito pubblico sugli stage (ne ho parlato qui), ci ritroveremo tra qualche anno, a margine delle misure regionali di implementazione formale delle nuove linee guida o di una delle tante risoluzioni europee in materia, a parlare nuovamente di tirocini, delle loro degenerazioni e del fallimento (annunciato) dell’ennesima controriforma.
 

Michele Tiraboschi

Ordinario di diritto del lavoro

Università di Modena e Reggio Emilia

@MicheTiraboschi

Tirocini: ora è la volta di quelli curriculari