Tre linee di credito per aprire le porte ai tirocini

Prima i vincoli, con le nuove regole della legge Fornero. Ora gli incentivi. Così può essere sintetizzata la più recente evoluzione dei tirocini, i cosiddetti stage aziendali.

 

Punto di partenza è la sentenza n. 287/2012 con cui la Corte Costituzionale, nel dichiarare illegittimo l’art. 11 del decreto-legge 138/2011, ha stabilito la competenza esclusiva delle Regioni nella regolazione degli stage. Il resto è storia nota. L’intervento della legge n. 92/2012 con la definizione, nella conferenza Stato-Regioni del 24 gennaio 2013, di dettagliate linee guida valide per l’intero territorio nazionale. Il successivo processo di trasposizione a livello regionale di quanto condiviso tra Governo e Regioni, durato oltre un anno, non ha tuttavia evitato una profonda frammentazione nella regolazione dell’istituto.

 

Il punto di maggiore criticità è rappresentato dal congruo indennizzo per la prestazione resa dal tirocinante che varia in maniera sensibile da Regione a Regione. Si passa dai 600 euro previsti in Abruzzo e Piemonte ai 300 euro di Basilicata e Sicilia che si sono attestate sul minimo previso dalle linee guida. La mappatura delle normative regionali mostra un caleidoscopio dalle infinite possibilità: le somme indicate costituiscono infatti livelli minimi, non massimi, variabili in funzione della tipologia di tirocinio (formazione, orientamento, ingresso, ecc.) e talvolta anche dell’impegno orario del tirocinante, quasi che si trattasse di un vero e proprio rapporto di lavoro.

 

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Mappatura dei compensi (fonte: www.adapt.it)

 

 

Si tratta, in ogni caso, di importi fortemente competitivi – specie se pensiamo ai tirocini di mero inserimento al lavoro che possono durare un anno – che entrano in forte concorrenza non solo con gli incentivi del pacchetto lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato, ma anche con in contratti di apprendistato che, agli occhi degli operatori e delle imprese, presentano ancora oggi maggiori oneri gestionali e burocratici.

 

La forte attrattività dei tirocini è ora destinata ad aumentare in ragione della progressiva messa a regime del piano straordinario di sostegno economico alla attivazione di tirocini (curriculari e non) contemplato nel “pacchetto Letta” (decreto legge n. 76/2013) e dall’avvio della cosiddetta “Garanzia Giovani” con ulteriori finanziamenti di provenienza europea.

 

Il “pacchetto Letta” prevede, in primo, luogo lo stanziamento di 1 milione di euro per l’anno 2014 destinato a un Fondo straordinario finalizzato alla promozione di tirocini formativi e di orientamento nei settori delle attività e dei servizi per cultura rivolti a giovani fino a 29 anni di età. È poi istituito per gli anni 2013-2015 un ulteriore fondo con dotazione di 6 milioni di euro volto a coprire il costo delle indennità per la partecipazione ai tirocini nelle ipotesi in cui il soggetto ospitante del tirocinio sia una amministrazione dello Stato. Una terza e più robusta tipologia di intervento è infine prevista con specifico riferimento ai tirocini curriculari per la sperimentazione di forme di alternanza studio-lavoro rispetto ai quali si prevede uno stanziamento di 10,6 milioni di euro.

 

Il pacchetto lavoro ha altresì previsto lo stanziamento di 168 milioni di euro nel triennio 2013-2015 per il finanziamento delle borse di tirocinio formativo a favore di giovani che non lavorano, non studiano e non partecipano ad alcuna attività di formazione, di età compresa fra i 18 e i 29 anni, residenti e/o domiciliati nelle Regioni del Mezzogiorno.

 

Agli incentivi di livello nazionale si affiancano poi quelli regionali che non mancano di sostenere in termini finanziari e, talvolta, in logica di cofinanziamento, l’attivazione di stage soprattutto con riferimento a gruppi di lavoratori svantaggiati non necessariamente giovani.

 

Il documento italiano di attuazione della “Garanzia Giovani”, inviato a Bruxelles sul volgere del 2013, prevede infine un ulteriore e ingente sostegno finanziario alla attivazione dei tirocini. A parere del Governo, infatti, in una situazione in cui l’offerta di lavoro da parte dei giovani rischia di rimanere complessivamente maggiore della domanda, i tirocini possono rappresentare – in linea con la recente proposta di raccomandazione europea in materia di qualità dei tirocini – una prima modalità di ingresso nel mondo del lavoro, in particolare se abbinati a momenti di formazione specialistica.

 

Michele Tiraboschi

Coordinatore scientifico ADAPT

@Michele_ADAPT

 

* Il presente articolo è pubblicato anche in Il Sole 24 Ore, 22 gennaio 2014.

 

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Tre linee di credito per aprire le porte ai tirocini
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