Se spiegata e comunicata in modo efficace, una simile operazione potrebbe avere un qualche successo. Come minimo, aiuterebbe a far passare l’idea che senza uno sforzo collettivo di solidarietà il nostro benessere ha davvero gli anni contati
Nuovi interventi a favore di pensionati e cassintegrati. Misure per l’occupazione, più risorse per la lotta alla povertà. L’elenco delle richieste che implicano maggior spesa si sta allungando rapidamente in vista della prossima Legge di Stabilità.
L’economia cresce poco, gli effetti sociali della crisi si fanno ancora sentire, le aspettative di protezione pubblica sono comprensibili e legittime. Poiché non viviamo nel mondo dei sogni, occorre tuttavia darsi delle priorità. Fermo restando l’impegno a sostenere i più bisognosi, l’obiettivo da privilegiare è il rilancio dell’occupazione giovanile. Senza lavoro e senza reddito, i giovani non possono diventare autonomi e la società italiana perde dinamismo e vitalità, anche sul piano demografico. Inoltre – e questo è il fattore decisivo – se non aumentano gli occupati avremo difficoltà crescenti a finanziare il welfare. Fare in modo che le imprese private tornino ad assumere è dunque l’urgenza numero uno.
Il Jobs Act ha dimostrato che lo strumento più efficace per avere risultati positivi e immediati è la decontribuzione. Nei Paesi che l’hanno sperimentata, la riduzione degli oneri sociali ha sempre condotto alla creazione di nuovi posti di lavoro. C’è però un problema: tagliare i contributi crea un buco di bilancio, soprattutto se (come è giusto che sia) il taglio è strutturale, ossia permanente. L’unica soluzione è quella di trasferire gli oneri dalle retribuzioni ad altre basi imponibili, anche a parità di gettito…
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