Una forma di lavoro da non dimenticare, quella della casalinga

ADAPT – Scuola di alta formazione sulle relazioni industriali e di lavoro

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Bollettino speciale ADAPT 29 ottobre 2024, n. 6
 
Altra epoca quella in cui la casalinga rappresentava nell’immaginario collettivo, anche a causa della equivocata rappresentazione datane negli anni Settanta dal vogherese Alberto Arbasino, l’immagine stereotipata della donnina piccolo-borghese di provincia.
 
Una figura storicamente declinata al femminile, anche nella analisi economica e statistica: l’ultima rilevazione ISTAT disponibile, ferma al 2016, si è infatti occupata di quelle “donne che si dichiarano casalinghe”, anche se cresce, seppure in termini percentuali davvero modesti, la figura dei casalinghi e attualmente il database Istat denomina il gruppo anche al maschile.
 
Una figura antistorica, con bassa scolarizzazione e dedita ad attività umili se non marginali perché considerate poco significative per l’economia e la società nel suo complesso. La casalinga è un profilo oggi completamente uscito dai radar del dibattito pubblico e politico di cui si è persa traccia anche nella riflessione scientifica e nella relativa pubblicistica.
 
Eppure, al di là delle marcate connotazioni sessiste e di genere che di per sé suggerirebbero una rinnovata attenzione, parliamo di un fenomeno tutt’altro che modesto almeno nel nostro Paese. Gli archivi dell’ISTAT documentano, rispetto al 2023, la presenza in Italia di un esercito di oltre 6 milioni di casalinghe di cui ben 3 sotto i 65 anni (gli uomini non superano le 100mila unità). Si tratta di una attività che equivale a circa 70 miliardi di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali tra famiglie e spostamenti legati allo svolgimento di tali attività.
 
È palese che si tratti di una attività non solo socialmente ma anche economicamente rilevante e che reclama attenzione in una fase storica in cui il concetto di lavoro cambia pelle andando oltre la mera nozione economica di lavoro produttivo. Una epoca dove le iniziative per un riconoscimento formale del lavoro di cura prendono forza ed entrano con prepotenza dentro il dibattito pubblico.
 
Da qui l’idea del gruppo di ricerca della Scuola di alta formazione di ADAPT di un bollettino speciale dedicato al fenomeno con l’obiettivo di:

– riportare il tema al centro del dibattito pubblico, pur con tutte le delicatezze del caso e le diverse opzioni interpretative;

– metterne a fuoco la definizione e valutarne la riconducibilità al concetto giuridico ed economico di lavoro;

– documentarne il peso economico e la rilevanza sociale;

– inquadrarne le principali tutele e anche la possibile evoluzione dentro il concetto più ampio e moderno di lavoro di cura;

– leggere il fenomeno dentro l’evoluzione della nostra società e, segnatamente, del nostro peculiare sistema di welfare che vede ancora oggi nella famiglia un potente “ammortizzatore sociale”.
 
L’importanza del lavoro svolto dalle casalinghe, i timidi riconoscimenti sociali e istituzionali della figura e le inevitabili connessioni con le tematiche lavoristiche, ci paiono in ogni caso confermare la necessità e l’urgenza di uno studio ampio, sistematico e interdisciplinare del fenomeno e dei principali nodi problematici e di interesse che attraversano l’evoluzione della figura. Una analisi quanto più necessaria considerato che negli anni, la connotazione di genere di questa figura l’ha esclusa dal dibattito politico ed economico prettamente “maschili”. Anche quando il lavoro di cura è entrato nel discorso pubblico, il timore di non riuscire a gestire questo tema dal punto di vista delle dinamiche di genere, ha in qualche modo contribuito a marginalizzare la rilevanza della questione.
 
Il presente bollettino ADAPT non vuole in ogni caso limitarsi a un grido di allarme o a una fotografia dell’esistente, bensì rappresenta un primo passo per avviare una riflessione più completa e approfondita anche con i soggetti istituzionali, gli stakeholders e le parti sociali che a differenti livelli e titolarità sono interessati a leggere le traiettorie del lavoro nel nostro Paese e l’evoluzione del sistema di protezione sociale che lo accompagna.
 

Stefania Negri
Ricercatrice ADAPT Senior Fellow
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Michele Tiraboschi

Università di Modena e Reggio Emilia

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Una forma di lavoro da non dimenticare, quella della casalinga
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