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Bollettino ADAPT 5 marzo 2019, n. 9
Pubblicato lo scorso 6 febbraio, il Work Programme 2019-2021, sottoscritto dalle associazioni datoriali europee CEEP (che opera nel settore dei servizi di interesse generale), BusinessEurope (che rappresenta le imprese dell’industria) e Sme United (che organizza le piccole e medie imprese e le realtà artigiane) con la confederazione sindacale europea ETUC, conferma le potenzialità del dialogo sociale europeo di impattare positivamente sul mercato del lavoro, contribuendo a promuovere la crescita economica e a creare occupazione.
Coerentemente con gli obiettivi elencati nel TFUE agli articoli 151 ss. e ulteriormente ribaditi nella dichiarazione quadripartita A new start for social dialogue del 2016, il Work Programme 2019-2021 propone di perseguire il rafforzamento del dialogo sociale a livello europeo e nazionale, mediante il supporto allo sviluppo delle capacità degli agenti negoziali. In quest’ottica, il programma delinea sei ambiti di azione prioritaria, rispettivamente afferenti alla digitalizzazione, al miglioramento delle performance dei mercati del lavoro e dei sistemi sociali, alle competenze dei lavoratori, alla prevenzione dei rischi psicosociali sul posto di lavoro, al potenziamento del dialogo sociale e all’economia circolare.
I sei percorsi prioritari nel dettaglio
Digitalizzazione. In primo luogo, mediante un apposito seminario e un accordo quadro sulla digitalizzazione, il programma di lavoro triennale mira non soltanto a favorire il processo di comprensione delle potenzialità e dei rischi connessi alle nuove tecnologie, ma altresì a fornire linee guida per una efficace regolazione del fenomeno.
Miglioramento delle performance dei mercati del lavoro e dei sistemi sociali. In questo ambito, si prevede la costituzione di un gruppo di lavoro dedicato allo studio della tematica in seno al Comitato per il Dialogo Sociale, composto da 20 rappresentati per parte. Nel 2019, in particolare, il gruppo di lavoro si occuperà della questione dei NEET, cioè dei giovani che non sono né occupati né inseriti in percorsi di formazione e istruzione, nonché del coinvolgimento delle parti sociali in materia di politiche attive. Per il 2020, invece, sono previsti, previa conferma delle stesse parti sociali europee, due incontri relativi rispettivamente, alle sfide demografiche e alla cura dei bambini.
Competenze dei lavoratori. In un quadro storico caratterizzato da una rapida trasformazione del mondo del lavoro, in virtù di processi di digitalizzazione, di importanti cambiamenti demografici e della necessaria transizione verso un’economia improntata alla sostenibilità ambientale, il Work Programme conferisce alle parti sociali europee il ruolo di motore di traino verso un sistema che, con azioni congiunte sugli ambiti della formazione e dell’istruzione, promuova la riqualificazione e l’adattamento delle competenze dei lavoratori. Per questo motivo, le organizzazioni datoriali e la confederazione sindacale si impegnano a realizzare sin da subito un progetto congiunto sull’innovazione, le competenze, l’offerta e l’accesso alla formazione, un seminario ad hoc nel 2019 e un rapporto di ricerca entro il 2021.
Prevenzione dei rischi psicosociali sul posto di lavoro. Il programma, a fronte dei rischi psicosociali connessi alle nuove forme di organizzazione del lavoro, prevede la prosecuzione delle iniziative avviate dalle parti con gli accordi quadro sullo stress sul lavoro (nel 2004) e sulla violenza e le molestie sul posto di lavoro (nel 2007), tramite l’organizzazione di un ulteriore seminario che possa portare ad idee condivise circa il ruolo delle parti sociali in questo ambito, alla consapevolezza dei principali fattori di rischio e a nuove possibili azioni da mettere in atto.
Potenziamento del dialogo sociale. In questo ambito, le parti firmatarie si impegnano a proseguire l’azione avviata nel 2015 da un gruppo di lavoro interno al Comitato per il Dialogo Sociale, allo scopo di aumentare le iniziative di “capacity building” per gli attori negoziali, anche grazie a un sapiente utilizzo delle risorse offerte dal Fondo Sociale Europeo.
Economia circolare. Infine, nella consapevolezza che la transizione verso un’economia circolare costituisca un passaggio imprescindibile per un’Europa davvero libera dal carbone e per una crescita di lungo periodo anche a fronte di una crescente competizione per l’accesso alle risorse naturali, le parti sociali si propongono di avviare un progetto congiunto per analizzare gli impatti dell’economia circolare in termini occupazionali. Un rapporto di ricerca sul tema sarà pubblicato entro il 2021.
I sei percorsi prioritari, in buona sostanza, propongono di utilizzare il dialogo sociale come strumento per affrontare, in una prospettiva di lungo periodo e nell’ottica della sostenibilità (intesa nelle sue tre dimensioni, sociale, economica ed ambientale), i cambiamenti del mondo del lavoro, sfidandoci così anche a riflettere sul ruolo che le relazioni industriali nel nostro paese possono esercitare per una gestione equilibrata e duratura delle attuali trasformazioni. Si tratta di un approccio, quello del dialogo sociale, imprescindibile, come dimostrano alcuni casi virtuosi di transizione ecologica (tra tutti, quello di Essen e della Ruhr in Germania sintetizzato qui), anche nell’ambito di progetti di riconversione e sviluppo territoriali. Tra questi, in Italia, la prima sperimentazione di una Comunità Energetica per l’autoproduzione e condivisione dell’energia nel territorio del Pinerolese, potrebbe costituire un interessante banco di prova. Il territorio Pinerolese, infatti, dopo l’entrata in vigore della L. Regione Piemonte n. 12/2018 in materia di Comunità Energetiche, punta, più di prima, sull’uso di energie generate principalmente da fonti rinnovabili, sull’efficientamento energetico e sulla sostenibilità ambientale. In questo ambito, proprio le direttrici prioritarie delineate dalle parti sociali europee per il triennio 2019-2021, potrebbero guidare la stessa costituzione della Comunità Energetica e favorire, tramite il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, una gestione efficace e inclusiva delle sfide poste dalla grande trasformazione del lavoro in particolare, in materia di innovazione tecnologica, di conversione ecologica e di miglioramento delle prestazioni del mercato del lavoro locale.
Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
Università degli Studi di Bergamo