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Un apprendimento di senso ovvero un apprendimento significativo. Il meaningful learning ([1]) è un metodo per imparare e insegnare, formarsi e formare, capace di tener conto della complessità della società contemporanea e in grado di trasmettere quella competenza fondamentale che è l’imparare a imparare: non tanto trasferire conoscenze, ma educare ad uno sguardo, ad una metodologia in grado di cogliere, prima di tutto, il senso di ciò che si studia, incontra, vive.
Prima di ogni altro tipo di skill, cioè che è necessario oggi promuovere ai fini di un’occupabilità non solo a corto raggio dei giovani – è questa capacità e questo desiderio di imparare. Il mondo del lavoro chiede giovani pronti a mettersi in gioco, curiosi, desiderosi di capire il senso del loro agire, non solo professionale. Trasmettere la capacità di imparare a imparare è quindi l’obiettivo di una formazione rivolta al futuro, in grado di tener conto delle sfide che li aspetteranno una volta concluso il percorso scolastico.
Al centro del meaningful learning sta la domanda sul senso di ciò che si studia, legge, vive. Non si apprende tramite nozioni, ma domandosi prima di tutto il senso profondo di ciò che si ha davanti: il perché che sta dietro un testo, un problema, una storia, un compito, una ricerca, un fatto di cronaca. Chiedersi: perché è così, e non altrimenti? Qual è il senso di tutto ciò?
Iniziare domandando fa sì che il senso diventi il centro anche dell’apprendimento: le conoscenze che si acquisiscono durante lo studio si organizzano attorno alla domanda iniziale, formando relazioni di senso tra di esse collegate, e non accumulandosi semplicemente in ordine cronologico o causale. E la domanda non si esaurisce una volta compiuto il primo passo, ma accompagna tutto il percorso: il senso rimane il punto focale attorno al quale si costruisce e si organizza la conoscenza.
Al meaningul learning si contrappone il ben più diffuso rote learning (apprendimento meccanico): quest’ultimo prevede l’assimilazione di contenuti senza che venga riconosciuta una relazione di senso tra di essi: si studia per ottenere un risultato, raggiunto il quale ciò che è stato imparato viene velocemente dimenticato.
Novak, uno dei primi autori ad approfondire il meaningful learning, mostra come i bambini siano naturalmente predisposti all’apprendimento di senso, e che solo il loro “inquadramento” scolastico sostituisce a questa modalità l’apprendimento “meccanico” (rote learning).
Ciò che si perde tramite l’apprendimento meccanico è la naturale commistione tra diversi aspetti della persona nel processo cognitivo: non solo intelligenza e ragione, ma anche sentimenti, emozioni, la propria storia personale, i propri rapporti. Apprendere per ottenere un risultato (un voto, un riconoscimento) è infinitamente meno entusiasmante e interessante rispetto all’apprendere per far seguito ad una passione, ad un desiderio, allo stimolo nato da qualcosa che si è incontrato: l’apprendimento di senso vuole invece tenere assieme queste diverse dimensioni, sfruttandone la potenza conoscitiva. Si supera così anche una visione dicotomica dell’istruzione (e della persona): da una parte la teoresi, dall’altra la prassi. Vengono proposti metodi didattici e formativi innovativi, con l’obiettivo di mettere in gioco la creatività dello studente, di metterlo in relazione con i propri compagni e con il contesto sociale nel quale è inserito, anche tramite l’utilizzo di strumenti digitali innovativi.
La domanda sul senso tiene insieme tutte le dimensioni della persona, permettendo una crescita integrale.
Oggi, la diffusione di internet permette di avere a disposizione una quantità di informazione incomparabilmente maggiore rispetto al passato. L’apprendimento di senso si interroga quindi non tanto su quanto e cosa si conosca, ma prima di tutto come e perché.
Nella società della conoscenza ciò che è necessario per un apprendimento di senso è un metodo in grado di gestire le informazioni a cui si ha accesso, un metodo in grado di rintracciare in una rete di conoscenze figure di senso che permettano una crescita della conoscenza personale, evitando una didattica meccanica e accumulatoria di conoscenze non legate tra di loro. È necessario, insomma, imparare a imparare.
L’apprendimento di senso non può essere ridotto ad un metodo per studiare: è anche un modo per formare uomini e donne consapevoli, liberi, razionali. Che la scuola non solo insegni qualcosa, cioè trasmetta conoscenze e competenze, ma anche educhi ad uno sguardo nei confronti della realtà, è forse la sfida più grande per il mondo dell’istruzione. Oggi più che mai, sviluppare un pensiero critico, cioè in grado di tener al centro la domanda sul senso e capace di immaginare percorsi nuovi e alternativi, è fondamentale per affrontare le sfide poste dall’innovazione tecnologica, dai nuovi modelli organizzativi del lavoro, dai mutamenti sociali.
Adapt Junior Fellow
[1] In letteratura vedi J. D. Novak, Helping students learn how to learn: a view from a techer-researcher, 1989. Alcuni autori traducono l’espressione meaningful learning con “apprendimento significativo”. Si vedano, in particolare, F. Faiella, Apprendimento, tecnologia e scuola nella società della conoscenza, in TD – Tecnologie Didattiche, 2010, B. Bevilacqua Apprendimento significativo mediato dalle tecnologie, in Rivista Scuola IaD, 2011. Una traduzione più coerente con il contenuto del meaningul learning è forse la locuzione “apprendimento di senso”: al centro di questo metodo sta infatti il senso di ciò che viene conosciuto, come elemento centrale strutturante i percorsi d’apprendimento e la crescita della conoscenza, e non un determinato “significato dotato di valore”. La differenza è tra un piano ontologico e gnoseologico (senso) e un livello linguistico e comparativo (significativo).